Pensieri giornalieri

Le ancelle della rovina

Che altro vuoi da me?
Hai colpito nel segno, Crudeltà.
Hai colmato il bicchiere, Solitudine.
Mi stai nutrendo, Ira.
Sono tuo pasto, Follia.

Pensiero del 30 aprile 2015

Questi versi, del poeta Elio Filippo Accrocca è nato nel 1923 a Cori (Latina) ed è morto a Roma nel 1996), sono come un severo esame di coscienza che tenta di scovare i vizi capitali dell’anima.
Ce l’invincibile Disperazione, l’implacabile Crudeltà, l’accecante Solitudine, l’insaziabile Ira, la famelica Follia. Tutte personificate, come fossero ancelle della nostra rovina. Anche il Salmo 55 descriveva la città percorsa dalla ronda di due sentinelle di nome Violenza e Lite; nelle vie del centro s’aggiravano Ini¬quità, Dolore e Malizia, mentre nella piazza principale ecco Oppressione e Inganno (versetti 10-12). Nella storia personale e sociale si insedia il male morale. Un altro poeta, Th.S. Eliot, nei «cori» della Rocca metteva in bocca a Dio questo lamento: «Vi ho dato la parola e voi l’usate in infinite chiacchiere, vi ho dato la mia legge e voi fate contratti, vi ho dato i cuori e voi li usate per sospettarvi, vi ho dato il libero arbitrio e voi vi alternate tra speculazione futile e azione sconsiderata. Gli uomini hanno dimenticato tutti gli dei, salvo l’Usura, la Lussuria, il Potere».